Sull’onda del disastro di Chernobyl il popolo italiano scelse nel 1987 di abolire il nucleare come forma di energia. Questo comportò la chiusura di diversi impianti nucleare (in Italia all’epoca ce n’erano 5: Garigliano, Latina, Trino Vercellese, Caorso ed il famoso di Montalto di Castro, capace di 1000 Megawatt di potenza) e la costruzione di numerose centrali termiche. Sì, perché l’Italia ha come principale fonte energetica quella termoelettrica: si bruciano combustibili fossili (principalmente petrolio, poi carbone e gas metano) per produrre l’energia elettrica. Questo comporta, oltre ad una dipendenza dai Paesi esteri (perché la presenza di tali sostanze sul nostro Paese è limitatissima), anche un notevole inquinamento, dato che la loro combustione produce anidride carbonica ed altre sostanze inquinanti.
Come amante della natura non posso non essere a favore del nucleare, essendo in confronto al petrolio ed al carbone molto meno inquinante.
Si’, avete letto bene: a favore del nucleare. E ciò non deve essere considerato come una contraddizione con la mia precedente affermazione (amante della natura). Ho letto negli ultimi tempi di tutto e di più sul nucleare ed è bene, perciò, fare chiarezza e sfatare alcune “leggende metropolitane”. Con questo non voglio propormi come nuovo Rubbia ne’ come il depositario della verità assoluta. Solo voglio farvi riflettere su alcuni punti…
Una centrale termoelettrica produce 50-100 Mw di energia bruciando migliaia di tonnellate di combustibili fossili. Una centrale nucleare ne produce da 1000 a 3000 sfruttando solo qualche tonnellata di uranio. Pensate al problema dell’effetto serra causato dall’anidride carbonica rilasciata e l’inquinamento atmosferico causato dagli altri prodotti della combustione di petrolio e carbone…
Una moderna centrale nucleare irradia nell’ambiente circostante un carico di radiazioni paragonabili a meno di 1/100 di quelle del fondo naturale di radioattività! Una quantità assolutamente irrilevante.
Le scorie che produce una centrale sono divise in 3 categorie. La 3a categoria, quella più pericolosa, è rappresentata dagli isotopi radioattivi da smaltire. Attualmente il metodo più sicuro è quello di rinchiuderli in bidoni schermati e di collocare questi ultimi in siti geologicamente stabili ed isolati. Ma la 3a categoria dei rifiuti rappresenta solo il 5% dei rifiuti di una centrale nucleare: il restante è costituito da rifiuti paragonabili a quelli di un’industria chimica o di un centro radiografico o di medicina nucleare ospedaliero. Vi siete mai fermati a riflettere che, nonostante sia stato abolito per usi energetici, il nucleare è ancora largamente presente in Italia a scopo medico? Questo per farvi capire che più che di un’insicurezza del suo uso dobbiamo parlare di una “caccia alle streghe” nei suoi confronti.
In Francia l’80% dell’energia elettrica e’ prodotta da centrali nucleari, in Svizzera il 40%. Chi ha paura del nucleare e vive sulla frontiera di questi 2 Paesi non vive come se ce l’avesse in Italia a 50 Km da casa propria? Nella storia, gli incidenti a centrali nucleari con danni di serissima entità sono pochissimi. Si possono annoverare fra questi Chernobyl, Tokaimura e Three Mile Island. Di tutti, quello che più ha fatto scalpore è stato Chernobyl, preso come vero e proprio stereotipo della pericolosità di una centrale nucleare. In realtà, un incidente come quello di Chernobyl non potrebbe piu’ succedere perché il suo tipo di reattore non è piu’ utilizzato. Attualmente, i reattori nucleari più diffusi sono di un tipo che offrono un elevato standard di sicurezza ed in cui, in caso di perdita di controllo della reazione, il processo tende ad interrompersi naturalmente, a differenza del reattore di Chernobyl. C’è da considerare poi che nei 3 casi su citati c’è dietro sempre un errore di tipo umano, più che difetti di progettazione o scarsa sicurezza degli impianti.
Questi i punti salienti. E perciò affermo che il ritorno al nucleare sarà un atto dovuto, dato che i combustibili fossili nel giro di qualche decennio si esauriranno (continuando al ritmo attuale di consumo) e che le attuali tecnologie non rendono le energie alternative e completamente rinnovabili, come l’eolica, la solare, la mareale, concorrenziale con quella nucleare ne’ capaci di soddisfare le richieste attuali. Emblematico il caso dei pannelli fotovoltaici: validi solo per richieste “minime” di energia. Già un phon, un comune asciugacapelli, consuma tutta l’energia che producono. Certo, si può rinunciare al phon. Ma convincete qualcuno a rinunciare al proprio condizionatore d’estate (io non ce l’ho, comunque) perché consuma troppo ed il suo impianto a pannelli solari non ce la fa ad alimentarlo; oppure vediamo se la Fiat ce la fa a mandare avanti le sua fabbriche con l’energia dei pannelli solari…
Insomma, dobbiamo essere obiettivi e valutare che l’impatto sull’ambiente dato dall’uso di combustibili fossili non è più sostenibile da parte della Terra. Ne’ esistono al momento altre fonti energetiche capaci di sostituire il petrolio e di riuscire a produrre le stesse quantita di energia. L’evoluzione tecnica ha portato allo sviluppo di tecnologie nucleari sicure e lontane anni luce rispetto a quelle con cui furono realizzati i reattori che alcuni decenni fa hanno dato problemi (anche se per errori umani, tengo a ribadire). Nell’immediato futuro l’energia nucleare dovrà perciò essere ripresa in seria considerazione, se vogliamo trovare una fonte energetica capace di sostenere senza problemi i crescenti consumi richiesti dalla società attuale.