Il giorno di Pasqua, l’8 aprile 2012, è morto Jack Tramiel. Ai più questo nome non dirà nulla ma chi ha posseduto un VIC-20 o un C64 negli anni ’80, lo deve senz’altro ringraziare perché Tramiel fu il fondatore della Commodore, la famosa casa americana produttrice di computer ad 8 bit.
Nato in Polonia ne 1928, era stato salvato da un campo di concentramento nazista dagli Americani nel 1945. Trasferitosi negli USA un paio di anni dopo, agli inizi degli anni ’50 aveva aperto una piccola società di vendita e riparazione di macchine da scrivere, la Commodore appunto. Alla fine degli anni ’60 spostò gli interessi della società verso le calcolatrici meccaniche e poi, agli inizi degli anni ’70, verso quello delle calcolatrici elettroniche, su cui si stavano affacciando anche i costruttori giapponesi. Il principale fornitore di Commodore era Texas Instruments, che produceva tutti i componenti delle calcolatrici ma non assemblava direttamente le macchine. Texas Instruments, quando capì che costruendo e rivendendo in proprio le calcolatrici avrebbe guadagnato molto di più, iniziò una spietata guerra nel settore, affondando tutti i concorrenti. Anche Commodore si trovò in cattive acque, e decise di produrre anch’essa i componenti per assemblare le proprie calcolatrici: fu così che acquistò MOS Technology, una piccola società che aveva da poco presentato una CPU rivoluzionaria, il MOS 6502. Fu proprio parlando con il gruppo che lo aveva progettato che Tramiel capì che il futuro potevano essere i computer più delle calcolatrici, e nel 1977 la Commodore presentò il PET, a cui nel 1980 fece seguire il famosissimo VIC-20, che in Italia ebbe come testimonial niente meno che Mike Bongiorno, che lo presentava all’interno di una sua trasmissione televisiva. Cavalcando l’onda del successo del VIC-20, Tramiel mise al lavoro i suoi ingegneri e, nel 1984, la Commodore presentò il C64, il computer più venduto di sempre, rimasto in produzione fino al 1993, quando fu messo a riposo dopo ben 30 milioni di esemplari venduti.
Ma non erano tutte rose e fiori. Come la Texas Instruments aveva agli inizi degli anni ’70 affossato i suoi rivali con una spietata guerra dei prezzi che però l’aveva lasciata economicamente in ginocchio, anche Commodore decise di combattere i prodotti della concorrenza con una corsa al ribasso che la portò a dominare il mercato ma con margini di profitto bassissimi. Per le opposte divergenze sulla conduzione aziendale con il suo socio, nel 1984 Tramiel uscì da Commodore e, dopo qualche mese, rilevò da Time Warner il ramo computer della Atari, famosissima società produttrice di videogiochi anch’essa in rovina. Di lì a poco la nuova Atari Corporation mise sul mercato l’Atari ST, un computer a 16 bit che ebbe la sfortuna di trovare sui suoi passi il Commodore Amiga, che ebbe un successo ben maggiore. Agli inizi degli anni ’90 Tramiel tentò il mercato delle console, rilasciando l’Atari Linx e l’Atari Jaguar, prodotti discreti ma che non riscossero mai commercialmente un buon seguito.
Atari entrò quindi in crisi a metà degli anni ’90 e nel 1996 Tramiel vendette la società a JT Storage, un piccolo produttore di dischi rigidi, nel cui consiglio di amministrazione confluì lo stesso Tramiel. Anche JT Storage non ebbe molta fortuna, tanto che nel 1998 fu costretta a cedere i diritti sul marchio Atari ad Hasbro Interactive. Ma l’operazione non salvò la società dal fallimento, e JT Storage chiuse i battenti l’anno successivo. Jack Tramiel usciva così dall’industria che aveva così fortemente caratterizzato con i suoi prodotti.