Il desiderio di provare qualcosa di alternativo a Windows è tanto ma non avete la minima idea di come fare? Pensate che il passaggio ad un sistema alternativo possa essere traumatico e che le vostre applicazioni preferite non le ritroverete? Credete che esista solo Windows e che “sistema operativo” sia rivolto solo al prodotto Microsoft? Amate la libertà?
Se a tutte queste domande potete rispondere affermativamente, allora forse la soluzione per voi c’è. E’ da poco disponibile infatti un’ottima distribuzione Linux che va sotto il nome di LinuxMint.
LinuxMint è una distribuzione molto giovane: la prima versione rilasciata è stata la 1.0 Ada nell’agosto del 2006. Parliamo quindi di un prodotto che ha appena 1 anno di vita sulle spalle. Eppure in questi pochi mesi gli sviluppatori di LinuxMint (la cui casa madre è in Irlanda) hanno sfornato ben 5 release maggiori: di queste, l’ultima è offerta in 5 versioni e la penultima è stata offerta in 4 (la differenza risiede nel tipo di software incluso e nel desktop manager utilizzato). E la distribuzione è stata apprezzata dagli utenti: nella classifica di DistroWatch.com LinuxMint si attesta al 7° posto come numero di visite alla propria pagina.
Ma com’è possibile tutto ciò? Semplicemente basando la distribuzione su un “best-seller” qual è Ubuntu. LinuxMint, infatti, si poggia sulla famosa distribuzione di Canonical, sfruttando tutto quello che questa offre e migliorando i suoi pochi punti deboli. L’ultima versione, la 3.0 Cassandra (curiosità: al numero di versione segue sempre un nome di donna che di inglese ha ben poco: abbiamo infatti Ada, Barbara, Bea, Bianca e Cassandra), sfrutta l’ottima Ubuntu 7.04 Feisty Fawn con:
- Gnome 2.18
- kernel 2.6.20.15
- OpenOffice 2.2
- Firefox 2.0 e Thunderbird 1.5
- The Gimp
- Sun Java 6
- Compiz e Beryl installati di default
Di Ubuntu sono sfruttati anche i suoi repository, mettendo quindi a disposizione un immenso bacino di applicazioni già compilate e pronte per l’installazione (siamo a più di 21.000 pacchetti disponibili dalle fonti ufficiali e semi-ufficiali). Ma, rispetto ad Ubuntu, offre anche ciò che questa distro, per motivi di licenza, non può fornire ai propri utenti:
- codec proprietari per la riproduzione di contenuto multimediale e DVD;
- player Flash in versione 9;
- driver proprietari per le schede grafiche Nvidia ed At
Inoltre introduce alcune “specialità della Casa”:
- nuovo formato di pacchetti .mint: dal sito www.linuxmint.com/software è possibile scaricare ed installare, tramite l’applicativo mintInstall, una serie di pacchetti precompilati in questo formato;
- mintMenu: a differenza di Ubuntu, LinuxMint 3.0 presenta un menu personalizzato (sulla falsariga di quello di openSUSE) molto più semplice e meglio organizzato;
- integrazione con Windows: il sistema configura in automatico il dual-boot ed inoltre, tramite i driver NTFS-3G, è possibile attivare finalmente il supporto anche in scrittura delle partizioni NTFS; l’utente è assistito anche durante la migrazione da Windows tramite dei tool che importano nel nuovo sistema i dati di alcune applicazini di Windows.
- un tema tutto nuovo che va a sostituire il marrone di Ubuntu, davvero troppo peso per un qualsivoglia desktop (tant’è che il termine “mint”, menta, è stato abbinato egregiamente ad un tema con dominanze verdi proprio per richiamare l’idea di freschezza e leggerezza).
Uno dei vantaggi di LinuxMint (e di Ubuntu da cui deriva) è il fatto che il sistema che si masterizza su CD scaricando la ISO di prova è in versione sia live che installabile. Si può quindi avviare LinuxMint direttamente in memoria senza toccare i dati presenti sui dischi:in questo modo un utente può provare Linux semplicemente avviandolo da disco e verificare la compatibilità del proprio hardware in tutta sicurezza. Una volta verificato che LinuxMint risponde ai propri requisiti si può far partire l’installer (ripreso da quello di Ubuntu), che provvederà a creare le partizioni ed a scrivere i file sul disco in maniera quasi del tutto automatica (sono poste solo 6 domande, tipo l’inserimento del proprio nome, della password di login, della scelta dell’ora e de fuso, di come utilizzare il o i dischi di sistema). Avviato il processo, in meno di 20 minuti si ha un sistema pronto all’uso e completo di tutto il software necessario ad un utente domestico: browser per la navigazione, client e-mail per la lettura della posta, programmi per il fotoritocco, software per la masterizzazione, riproduttori multimediali per file musicale e filmati di qualunque formato, driver per la scheda video, ecc…
Quest’abbondanza di software è, secondo me, molto importante per l’utente non dotato di una connessione veloce ad internet (ADSL): senza dover scaricare nulla, ha un sistema già pronto per un uso generale. Se si vuole arricchire il già ricco parco software si può utilizzare Synaptic, un tool grafico che si appoggia ad apt-get, veloce e potente gestore di pacchetti da linea di comando, per l’installazione di nuove applicazioni. Un altro punto a favore di LinuxMint 3.0 è l’utilizzo del kernel 2.6.20: il riconoscimento hardware è ancora più completo ed è difficile trovare una periferica od un componente che il sistema non sa trattare.
All’inizio dell’articolo parlavo di 5 versioni in cui è disponibile LinuxMint 3.0. Eccole:
- Full Edition: è la versione di base, completa di tutto il software sopra esposto e basata sul desktop Gnome 2.18. La ISO è di 700 MB (quindi sta in 1 CD);
- Light Edition: non è meno ricca di software, integra solo software libero (quindi mancano i codec audio e video, i driver per le schede grafiche e qualunque applicativo che non è rilasciato sotto licenza GPL). Riprende, in pratica, la filosofia di Ubuntu. La ISO di questa distro pesa 637 MB (anche qui restiamo nell’ambito del CD);
- KDE Community Edition: questa versione, di quasi 1 GB di dimensione (serve quindi un DVD), è basata sul desktop KDE 3.5.6. Non è così “mentosa” come la versione basata su Gnome (anche perché Ubuntu ha da sempre privilegiato questo desktop manager, sviluppando la versione basata su KDE, Kubuntu, non con la stessa cura ed attenzione prestate per la release principale) ma è comunque un buon prodotto destinato agli estimatori di questo ambiente;
- miniKDE Community Edition: come la precedente, ma con un’immagine ISO di soli 695 MB, così da risiedere in 1 CD, ottenuta eliminando diversi pacchetti voluminosi (il supporto alle lingue oltre l’inglese, The Gimp, la documentazione di KDE, ecc…);
- XFCE Community Edition: masterizzando questa ISO (di soli 648 MB) si avrà un sistema tale e quale a quello della Full Edition con l’unica differenza di avere XFCE al posto di Gnome. Questo desktop è molto leggero ed è quindi l’ideale per rendere nuovo smalto a PC ormai datati oppure non molto potenti.
Concludendo, LinuxMint 3.0 Cassandra è veramente un sistema operativo degno di nota: i tool di configurazione sono tanti e l’utente potrà personalizzare al massimo il sistema e configurare le proprie periferiche senza problemi. I programmi installati dal CD sono tanti, sufficienti a soddisfare le esigenze di tutta la famiglia. Il parco software è ricchissimo, offrendo praticamente ogni sorta di applicativo che si vuole installare in un secondo tempo. La “base Ubuntu” permette all’utente di accedere all’aiuto della più vasta comunità Linux attualmente presente sulla rete.
Insomma, se il verde è il vostro colore, perché non provare questo “fresco” sistema operativo?
P.S.:
una parola sulle scelte di LinuxMint circa il software proprietario è d’obbligo, viste anche le mie prese di posizione circa i software proprietari e quelli closed-source.
Ribadisco quello che ho scritto in un mio precedente articolo: il mondo senza licenze e senza brevetti software sarebbe meraviglioso. Purtroppo non è così e l’utente Linux si scontra quotidianamente con questo problema. Dalla navigazione (molti siti richiedono il player per Flash) all’apertura di documenti vari (il formato .DOC è quello attualmente più diffuso nei computer domestici ed aziendali) alla riproduzione di file musicali (MP3) e film in DVD (contenuto cifrato), la stragrande maggioranza dei contenuti è registrato in formati proprietari oppure richiede software closed-source. Ed un sistema operativo deve essere utile prima che moralmente bello.
All’utente che proviene da Windows poco gliene importa se il formato MP3 è proprietario: a lui importa poter ascoltare le canzoni passate dall’amico. O ancora, chi glielo spiega che il film in DVD legamente acquistato non è riproducibile su Linux perché il contenuto è cifrato ed è visualizzabile solo con una determinata libreria disponibile solo a pagamento per un determinato sistema operativo e dichiarata illegale in molti Paesi se installata su altri? Purtroppo la situazione è questa e LinuxMint, sviluppata in un Paese dove le leggi sui brevetti software non sono così restrittive come quelle americane, può rappresentare un valido punto di inizio per chi desidera abbandonare Windows ma non vuole o non può ancora rinunciare del tutto ai formati proprietari. Una volta familiarizzato con il mondo Linux e con l’universo open-source, sarà l’utente a decidere se rinunciare del tutto ai software closed-source ed ai formati proprietari in favore di distribuzioni completamente libere.